INDICE

• Che cosa si intende per coworking
• Storia del coworking
• Coworking come nuovo stile di lavoro
• Coworking non solo per i professionisti
• Coworking: uno stile di vita
• Coworking per la rigenerazione urbana
• Come valutiamo i coworking
  – Classificazione
  – La location
  – Dotazione di servizi
  – La qualità e la cortesia

Che cosa si intende per coworking

Per prima cosa vediamo la definizione di coworking.

Ben inteso non riporterò la voce dell’enciclopedia, ma non possiamo negare che la parola coworking è un termine ormai entrato nell’uso comune di molti professionisti e non, tuttavia spesso il significato non è del tutto chiaro.

Molti con coworking intendono definire uno spazio dove le persone condividono una scrivania, ciascuno con una sedia, un po’ come in una biblioteca pubblica.

Insomma una sala con una grande scrivania e tante sedie attorno, le persone si siedono alla loro postazione di lavoro e lavorano.

Ebbene, il coworking è ben di più!

Ti anticipo che il coworking non è solo uno spazio fisico, ma è in verità uno stile di lavoro ed anche di vita, ma di questo paleremo dopo.

Da un punto di vista della struttura, il coworking è, in effetti, uno spazio condiviso.

Dire però che è una sala con una scrivania non rende certo l’idea di che cosa significhi coworking.

Infatti le esperienze dei coworking, anche in Italia, sono molto diverse e ciascuna particolare, ma in comune hanno il fatto di mettere a disposizione di professionisti e  lavoratori postazioni di lavoro in sale comuni, uffici individuali, sale riunioni, spazi condivisi per la pausa e tanti altri servizi, quali ad esempio utenze dei servizi essenziali, rete internet veloce, wi-fi, sale riunioni con proiettore e tanto altro, il tutto per un determinato periodo di tempo.

In buona sostanza uno spazio di lavoro chiavi in mano per il tempo in cui serve.

Lavorare in un coworking quindi non è solo l’esperienza di chi usufruisce di una postazione in una sala condivisa, ma è anche affittare per alcune ore una sala meeting, usufruire di un ufficio privato per una settimana, con tutti i servizi annessi.

Intendiamoci!

Gli esempi in Italia e nel mondo sono i più variegati e ne parlerò meglio di seguito.

Ci basti ora dire che la descrizione di coworking, che ho cercato di rendere qui sopra, riporta alcune delle caratteristiche più diffuse.

Le esperienze di coworking sono oggi ormai le più svariate e comprendono coworking a tema, esperienze di lavoro condiviso ed altro.

Ma lascia ora che ti racconti un po’ com’è nata l’esperienza del coworking e come poi si è diffusa in Italia.

Storia del coworking

Forse non ti sei mai chiesto come sia nato il coworking.

Che cosa mi risponderesti se ti dicessi che anche Leonardo da Vinci e Sandro Botticelli hanno lavorato in un coworking?

Forse diresti che sono un folle!

Invece ti confermo che la bottega del Verrocchio, a Firenze nella seconda metà del 1400, era a tutti gli effetti un coworking, cioè un ambiente dove le persone lavoravano assieme, dove nascevano reciproche contaminazioni e sono nati professionalmente grandi artisti.

Certo la mia è una forzatura, ma se per la categoria di artisti ed artigiani la bottega è stata nella storia un luogo di confronto e crescita, che ha fatto grande l’Italia del Rinascimento, lo stesso concetto si può trasferire, nell’ambito dei professionisti, all’esperienza del coworking.

Di questo però ti parlerò meglio tra poco.

Quello che di cui volevo parlare ora era la storia del coworking e l’inciso al Rinascimento italiano ha lo scopo di evidenziare che l’esperienza del coworking, che è così nuova nella sua versione moderna, poi tanto nuova non è, perchè uno spazio di lavoro condiviso in fondo lo si è sempre visto nella quotidianità.

E’ forse l’idea dell’ufficio singolo, dove si lavora da soli, che è più nuova di quanto non lo sia l’idea di spazi condivisi e dove tanti professionisti e lavoratori si trovano, ciascuno per svolgere la propria attività lavorativa e, al contempo confrontarsi e sviluppare sinergie di crescita individuale e di gruppo.

Per restare al tema del capitolo, però la storia del coworking, così come la intendiamo oggi, nasce negli Stati Uniti all’inizio del terzo millennio, precisamente a San Francisco, dove Brad Neuberg fonda nel 2005 la Hat Factory.

Se vogliamo guardare i precedenti, sempre nell’ambito artistico, il nome inventato da Neuberg richiama vagamente la nota Factory a firma Andy Warrol, altro esempio di spazio utilizzato da molti creativi per lasciarsi contaminare l’un l’altro e sviluppare sinergie arricchenti.

Non v’è dubbio però che sia stato Neuberg a dare al coworking il significato che ha oggi ovvero uno spazio di lavoro attrezzato con postazioni di lavoro professionali, dotato dei servizi moderni (tra gli altri rete internet, servizio di segreteria, spazi condivisi per la pausa, etc.) e dove molti lavoratori e persone in generale avevano la possibilità di affittare una postazione per un tempo determinato.

Va detto che il primato di Neuberg è forse più precisamente quello di aver coniato il nome dal momento che la sua prima esperienza venne da lui chiamata proprio “coworking space”.

Situazioni di postazioni di lavoro condiviso erano già presenti nel mondo.

Pensiamo solo agli internet caffè che si sono diffusi negli anni ’90.

L’iniziativa di Neuberg si è poi diffusa rapidamente in tutti gli USA e in Europa, dapprima nel Regno Unito, poi anche nel continente venendo ad interpretare un’esigenza che ormai non era più latente.

Infatti il coworking incontrò subito il gradimento dei lavoratori più giovani, specie dei giovani imprenditori, i così detti startupper, che dotati di pochi fondi dovevano reperire luoghi dove poter avviare la loro esperienza lavorativa, la loro attività di startup innovativa, specie se l’innovazione aveva a che fare con la tecnologia informatica.

Ecco quindi che il coworking è stato fin da subito associato con le nuove tecnologie, con le aziende che sono diventate grandi con internet, il commercio elettronico, la gestione dei dati informatici e quant’altro.

Molte di quelle che oggi sono grandi colossi tecnologici sono infatti partiti da un coworking e forse proprio l’esperienza di condivisione del luogo di lavoro ha permesso a questi giovani professionisti di confrontarsi con altre persone, con qualifiche professionali differenti, con attività lavorative diverse così da mettere insieme attitudini e skills che hanno permesso la nascita e crescita di idee.

Coworking come nuovo stile di lavoro

Come già avrai capito ormai, il coworking non è solo uno spazio fisico con servizi utili per svolgere attività lavorative professionali.

Il coworking è prima di tutto un modo di intendere il lavoro o meglio come svolgere il proprio lavoro.

Qual’è infatti il professionista che ricerca un ufficio o una postazione di lavoro in un coworking?

Facciamo un breve identikit così da rendere meglio l’idea!
Normalmente è un giovane professionista che ha da poco intrapreso la propria attività e non ha molta disponibilità economica per reperire ed attrezzare un proprio ufficio privato.

Pensiamo ad un contratto di locazione ad uso diverso dall’abitativo, quindi sei più sei, cauzione, mobilio utenze e tanto altro.

Tutto questo viene evitato con uno spazio di coworking, anche se fosse un ufficio privato, che può essere utilizzato solo per il tempo strettamente necessario, anche solo per qualche ora.

Il lavoratore quindi può lavorare da casa e quando serve trasferirsi nel coworking per incontrare collaboratori, clienti, etc.

La qualifica professionale può essere delle più svariate, da una professione regolamentata (tipo un architetto, un avvocato, etc.) oppure anche un freelance, uno specialista del web, o quant’altro.

Va detto che molti professionisti hanno cominciato da giovani e poi, da meno giovani, hanno continuato ad utilizzare gli spazi nei coworking, acquisendo così un modo di vivere l’attività professionale flessibile e modulabile.

Questo modello è da tempo diffusamente utilizzato nelle città, specie del nord Europa, ma si sta affermando decisamente anche in Italia.

Coworking non solo per i professionisti

La tendenza a preferire il coworking all’ufficio privato ha cominciato a prendere piede in modo preponderante non solo per i professionisti e freelance.

Molte aziende, specie multinazionali e grandi aziende, hanno approcciato il mondo del coworking per collocare varie sedi in differenti città e/o paesi, reperendo un domicilio così come spazi da mettere a disposizione dei propri collaboratori e clienti.

Uffici dove i lavoratori possono svolgere le normali mansioni, così come sale dove svolgere meeting con clienti e fornitori, spazi dove tenere video conferenze tra le sedi sparse nel mondo e coordinare le proprie attività.

Quindi il coworking non si rivela solo un stile di lavoro per professionisti giovani o meno giovani, ma anche una soluzione ottimale per rispondere alle esigenze di chi adotta pratiche di smart working.

Coworking: uno stile di vita

Cosa possiamo aggiungere in merito al coworking?

In effetti ci sono un altro paio di considerazioni da far.

Hai mai sentito parlare del nomadismo digitale?

Lasca che te ne parli brevemente, solo quel poco che basta per farti capire come il nomadismo digitale c’entra con il coworking.

Giusto per capire di che cosa stiamo parlando, ti dico che cosa s’intende per nomadismo digitale.

Ebbene i nomadi digitali sono quei professionisti, freelance, lavoratori che fanno dello smart working il loro stile di vita e di lavoro.

Sono persone che  normalmente svolgono un’attività lavorativa legata al mondo digitale, la definizione lo dice chiaramente, e quindi operano sul web o comunque in attività che implicano l’uso del web e della rete.

Sono quindi professioni che si possono svolgere da qualunque luogo e che queste persone effettivamente svolgono da ogni luogo, per questo vengono chiamati nomadi.

Persone abituate a spostarsi spesso, senza pensare di mettere radici in un solo posto.

Bello, dirai!

Ma cosa c’entra con il coworking?

Ebbene c’entra perchè la collocazione tipica di chi vive la vita da nomade digitale è proprio quella del coworking.

Ovviamente la scelta del coworking sarà temporanea nel luogo scelto di volta in volta, ma non è finita qui.

L’esperienza dei nomadi digitali ha infatti innovato e portato a nuove conseguenze proprio l’esperienza dei coworking.

Si assiste da un po’ di tempo infatti alla nascita di coworking in borghi e luoghi remoti dove community di smart worker si ritrovano per un certo periodo di tempo a vivere e lavorare assieme.

Alcune amministrazioni comunali hanno addirittura sposato iniziative volte ad accogliere lavoratori e professionisti, mettendo a disposizione spazi da condividere e dove lavorare in perfetto stile coworking.

Ecco che quindi devo ora spiegarti in quale modo il modello coworking ha a che fare con la rigenerazione urbana.

Coworking per la rigenerazione urbana

Premetto che qui nessuno è esperto di rigenerazione urbana, ma da osservatore del fenomeno posso dirti che molte realtà urbane presentano spazi e ambienti degradati.

Vecchie sedi di aziende abbandonate, spazi una volta adibiti a magazzini ad esempio nei pressi delle stazioni ferroviarie in mote città, palazzine di uffici anche pubblici dismessi sono sotto gli occhi di tutti.

Le moderne tecnologie e la diffusione dell’utilizzo della rete hanno profondamente cambiato il modo di lavorare e le stesse relazioni sociali, condannando molte strutture cittadine all’abbandono.

Ti sembrerà un contro senso sostenere che vecchi uffici dismessi possano essere la collocazione giusta per un coworking, ma è proprio così!

Il fatto che un’azienda specifica o un ente pubblico abbandoni una sede, non significa nulla di per sé.

Molti di questi edifici sono infatti collocati nei centri cittadini, vicino ad dove abitano molti lavoratori e professionisti, spazi ideali per intercettare quindi le esigenze di chi opera in smart working.

Proprio in ragione di questi fattori molte strutture sono state adibite a coworking.

Ma ti dirò di più.

Nelle immediate periferie delle grandi città si è diffusa la tendenza di recuperare vecchi ambienti prima utilizzati a scopo artigianale per collocarvi coworking.

Non ti basta?

Cosa dire quindi dei coworking che ora occupano gli spazi prima usati come caserme?

Aver trovato un nuovo utilizzo a spazi ormai abbandonati, aver riorganizzato questi luoghi ad uffici, sale meeting e luoghi di lavoro, averli dotati di servizi utili per poter svolgere attività di business e lavoro in generale permette di restituire alla vita quotidiana di molte persone pezzi di città che in alternativa sarebbero non solo uno spreco di risorse, ma un vero e proprio degrado ambientale.

Come vedi l’esperienza del coworking non è solo una sala dove praticare attività professionale assieme ad altre persone.

E’ uno stile di lavoro agile e flessibile, lo smart working appunto, è anche uno stile di vita altrettanto flessibile, è un’occasione per trovare nuovo utilizzo a brani di città, evitando il degrado ambientale.

Ma l’ambiente trae un ulteriore beneficio dall’utilizzo dei coworking e questo riguarda il traffico urbano.

Sai che molte persone, specie nelle grandi città consuma circa otto ore alla settimana negli spostamenti da casa al luogo di lavoro e viceversa?

Otto ore sono un’intera giornata di lavoro!

Sono otto ore che le persone sottraggono alla propria vita domestica, agli impegni familiari, alle proprie attività personali.

Se queste stesse persone andassero a lavorare in un ufficio vicino alla propria casa, queste otto ore sarebbero interamente risparmiate.

Queste persone non prenderebbero l’automobile intasando le strade cittadine, inquinando e gravandosi di stress.

Se queste persone adottassero pratiche di smart working e trovassero una collocazione in un coworking vicino a casa potrebbero andare al lavoro a piedi o in bici, con grande beneficio per loro e per l’ambiente.

Vedi quindi come il coworking, lo stile di vite e di lavoro che propone, possono essere utili per l’ambiente.

Ora lo sai!

Come valutiamo i coworking

Classificazione

I coworking vanno primariamente distinti in due grandi famiglie ovvero i coworking gratuiti e i coworking a pagamento.

I coworking gratuiti sono spazi ad uso pubblico mediante i quali enti (pubblici e privati) mettono a disposizione luoghi dove le persone si incontrano per studiare e lavorare. I titolari sono generalmente le amministrazioni comunali, università o associazioni e gli spazi sono destinati ai più giovani e meno esigenti per attività sociali e lavori di gruppo.

I coworking a pagamento sono spazi di soggetti privati e organizzati ed attrezzati quali ambienti professionali per l’attività di ufficio e/o per meeting aziendali.

La location

La prima cosa da considerare per valutare un coworking è la sua collocazione geografica nel contesto urbano.

Gli utenti hanno infatti necessità di conoscere chiaramente se il coworking si trova in periferia ovvero in centro città, nella zona degli uffici e negozi ovvero se è collocato in un contesto artigianale/industriale.

Di per sé questo aspetto non comporta una valutazione qualitativa, ma solo di localizzazione, infatti ci sono professionisti che apprezzano svolgere l’attività in centro città, così come altri che preferiscono lavorare nelle zone periferiche.

Elemento molto importante da considerare è la dotazione di parcheggi, specificando se pubblici o privati, gratuiti o a pagamento, interni alla struttura di coworking ovvero all’esterno.

Altro aspetto che deve essere oggetto di attenta valutazione è la rete di trasporto pubblico o privato e quindi andrà valutata la distanza dalle stazioni della metro o ferroviaria, la vicinanza a fermate dell’autobus, altresì valutando se la zona gode di servizio di taxi oppure no.

Sempre più importanza riveste la rete delle piste ciclabili, così come degli eventuali servizi di trasporto di cicli e di parcheggio custodito di biciclette.

Va inoltre valutato se nelle vicinanze ci siano luoghi di interesse per servizi accessori, quali bar e ristoranti per la pausa pranzo, così come luoghi di cultura o per l’attività sportiva.

Dotazione di servizi

Come ben noto il coworking non è solo l’affitto di un ufficio o di una postazione di lavoro, bensì è la fornitura di servizi di logistica integrata, che offre certamente uno spazio fisico, ma anche dei servizi ulteriori.

Questi devono essere chiaramente conosciuti dall’utente per poter scegliere con consapevolezza l’offerta più adatta alle sue esigenze.

Il coworking dovrà sicuramente fornire uno spazio attrezzato aderente all’offerta e quindi con scrivania, sedia, energia elettrica e climatizzazione (caldo e fresco).

Non si potrà prescindere da una rete internet, ma verrà valutata anche la velocità della linea, se in fibra ottica oppure no, se wi-fi o cablata.

Dovrà essere specificato se il coworking offre anche delle sale meeting di cui ci si può servire e se tali spazi sono dotati di video-proiettore, lavagne multimediali o tradizionali.

Molti coworking offrono spazi condivisi per pausa caffè o pranzi veloci.

Va inoltre indicato se vi siano dotazione per i disabili come ascensori o elevatori, se siano ammessi animali da compagnia o se vi sia un servizio di baby sitting

La qualità e la cortesia

All’utente che cerca una soluzione di lavoro professionale va chiaramente rappresentata la qualità del servizio offerto.

Ecco quindi che si dovrà descrivere con cura lo stile dell’arredamento, la cura degli ambienti e l’adeguatezza delle finiture.

Molti coworking utilizzano anche la gestione di entrate e uscite con servizio di domotica e mediante app mobile con utilizzo di codici o qr-code.